D.157.6  - Due Foglie

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Parte del nostro catalogo Heritage, il divano Due Foglie è un omaggio alla figura storica di Gio Ponti. Traendo ispirazione dallo straordinario progetto di Ponti per Villa Planchart a Caracas, commissionato nel 1954 da Anala e Armando Planchart, ardenti ammiratori dei diversi talenti dell’architetto e designer italiano, il divano è protagonista della Collezione 2024 con il nome D.157.6, titolo attuale nell'Archivio Gio Ponti.

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Il nostro progetto prende avvio dall'esame attento dei materiali e delle specifiche tecniche del divano di Ponti, al fine di garantire non solo la fedele aderenza al disegno originale ma anche la qualità duratura che caratterizza tutti i prodotti Molteni&C.

La silhouette unica del divano D.157.6, originariamente chiamato Due Foglie per la sua forma curvilinea che ricorda un baccello e due foglie allungate, è sostenuta da una delicata struttura a cavalletto con finitura metallica. Caratteristica distintiva del divano è la struttura in schiuma, appositamente modellata da due stampi. Oltre a un’estetica sorprendente, questo divano offre un'esperienza di seduta unica: spaziosa e confortevole per una persona, accogliente per momenti di relax a due.

Consentendo la personalizzazione di un pezzo così leggendario, la designer Marta Ferri ha curato un'ampia selezione di tessuti e pelli dal grande fascino visivo e dalle alte prestazioni. Facendo rivivere le atmosfere di un'epoca passata, il divano D.157.6 emana un'eleganza senza tempo e trascende le tendenze passeggere. L'archivio Gio Ponti è una continua fonte di ispirazione per lo stile di Molteni&C che fonde storia e contemporaneità. Mentre celebriamo con orgoglio il nostro 90esimo anniversario, il divano D.157.6 rappresenta uno stile di vita che unisce generazioni e continenti.

Design

Gio Ponti

Giovanni Ponti, detto Gio (Milano, 18 novembre 1891 – Milano, 16 settembre 1979), è considerato uno dei maestri dell'architettura italiana, ed è stato anche designer e saggista, tra i più importanti del XX secolo. Alle grandi opere architettoriniche che portano la sua inconfondibile firma, si affianca una vasta produzione nel settore dell’arredo, come testimoniano anche le sue tre abitazioni milanesi, completamente arredate “alla Ponti”: quella in via Randaccio nel 1925, Casa Laporte nel 1926 in via Brin e l’ultima, nel 1957, in via Dezza, “manifesto” del suo design domestico.

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“[...] la maggioranza degli oggetti per la nostra vita, sono oggi creati dall’industria, sono da essa caratterizzati [...]”

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