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ROOMSCAPES MOLTENI MONDO

Sep 2024
ROOMSCAPES MOLTENI MONDO

Ci sono libri che raccolgono storie, le mettono in fila, trovano un ordine, classificano e compilano elenchi, ripercorrono cronologie e salti di scala, piccole rivoluzioni e grandi cambiamenti, dai progetti ai prodotti. Le storie d’impresa sono quasi sempre così. Cataloghi ragionati di temi, epoche e geografie. Tassonomie. E ci sono libri che quelle storie le scrivono, reiventando il passato con lo sguardo al presente e al futuro. Nuove narrazioni come romanzi d’avventura alla scoperta di terre sconosciute. Fiction. Molteni Mondo. An Italian Design Story, il volume curato da Spencer Bailey con direzione creativa di Beda Achermann e gli scatti inediti di Jeff Burton, edito da Rizzoli USA e in libreria da settembre 2024, appartiene alla seconda categoria. 90 anni di storia riscritti oggi, nel grande set che, dal compound di Giussano, Brianza, percorre cinque continenti, raccontando spazi, processi, pezzi, traiettorie, legacy, memorie.


Principali protagonisti del racconto, i designer e gli architetti che hanno lasciato un segno nel mondo e nell’impresa. Affinità elettive. Parole e immagini si rincorrono nello storyboard per tessere nuove trame. Tra i tanti contributi scritti ad hoc, dalla lettera di Jean Nouvel, che apre il volume con il racconto della prima visita agli headquarter dell’azienda, alla postfazione di Jacqued Herzog, che annovera il Gruppo Molteni tra le imprese familiari che fanno dell’Italia un paese di qualità e tradizione, dai ritratti dei progettisti alla storia parallela dell’Archivio Gio Ponti, patrimonio identitario nazionale, motore e fulcro della collezione Heritage, tutto scorre al ritmo cinematografico scandito dai ciak. Tra le pagine si percepiscono i processi lineari e gli scarti, gli snodi imprevisti del plot.

Il “Roomscape” pensato da Vincent Van Duysen, che esalta la connessione tra indoor e outdoor con pezzi della Collezione Outdoor. Foto di Jeff Burton, tratta da Molteni Mondo, Rizzoli NY, 2024.
Il “Roomscape” pensato da Vincent Van Duysen, che esalta la connessione tra indoor e outdoor con pezzi della Collezione Outdoor. Foto di Jeff Burton, tratta da Molteni Mondo, Rizzoli NY, 2024.

Il “Roomscape” pensato da Vincent Van Duysen. Foto di Jeff Burton, tratta da Molteni Mondo, Rizzoli NY, 2024. Il “Roomscape” pensato da Vincent Van Duysen. Foto di Jeff Burton, tratta da Molteni Mondo, Rizzoli NY, 2024.

Roomscapes è uno di questi, un capitolo nuovo della storia. Qui non c’è un racconto, ci sono due opere inedite, fotografate da Jeff Burton. Vincent Van Duysen e Ron Gilad hanno disegnato per il libro due installazioni, due stanze sul modello delle escape room – ambienti reali o virtuali in cui andare a caccia di elementi, enigmi, indizi e soluzioni per trovare la chiave finale, fondamentale per evadere o trovare la via d’uscita da un luogo. Un gioco, insomma, diversamente interpretato dalla mano dei due protagonisti. Una fuga dalla realtà.

Il concetto di “gioco di fuga dalla stanza” nasce nel 1988 e viene attribuito al software per videogiochi “Behind Closed Doors”, ma è nel 2001 che viene coniato il termine “escape room” per definire una tipologia particolare di videogiochi che prevedono l’evasione da una stanza. In seguito, con l’espressione “escape room”, sono stati definiti tutti i videogiochi in cui il giocatore deve risolvere enigmi di vario genere, a prescindere dall’ambientazione o dall’obiettivo finale. Van Duysen e Gilad hanno creato due ambienti spaziali autonomi, con la libertà di immaginare escape room simboliche sul tema Molteni Mondo. Stanze oniriche in cui immaginare nuovi mondi.

Il “Roomscape” ideato da Ron Gilad. Tutte le opere d'arte sono state prodotte da Molteni&C per la mostra personale di Gilad al Museo d'Arte di Tel Aviv nel 2013. Foto di Jeff Burton, tratta da Molteni Mondo, Rizzoli NY, 2024.
Il “Roomscape” ideato da Ron Gilad. Tutte le opere d'arte sono state prodotte da Molteni&C per la mostra personale di Gilad al Museo d'Arte di Tel Aviv nel 2013. Foto di Jeff Burton, tratta da Molteni Mondo, Rizzoli NY, 2024.

Il tema così interpretato richiama il concetto di “installazione”, uno dei mezzi più originali di espressione dell'arte moderna e contemporanea, come testimonia l'opera di molti artisti che, con modalità e linguaggi diversi, ne hanno proposto una loro versione, secondo poetiche e visioni del mondo lontane tra loro.

Lo Spazialismo di Lucio Fontana vuole travalicare lo spazio illusorio dell'opera d'arte ed integrarla nell'ambiente, le sperimentazioni del Nouveau Réalisme, come gli assemblages di rifiuti di Arman, le compressioni di Cesar, gli impacchettamenti di Christo Javacheff, ricercano all'interno di un "paesaggio urbano" gli oggetti d'uso comune poi riproposti sulla base di una provocatoria estetica dello scarto. E poi, gli happening e l'environmental della Pop Art, i collage e gli assemblage di Robert Rauschenberg, gli oggetti giganteschi di Oldenburg: molti sono gli esempi che dimostrano come l'idea e il significato di un'opera non siano completamente contenuti nei limiti della tela o della forma. L'installazione, infatti, comporta la disposizione particolare di oggetti e materiali in un ambiente, coinvolgendo quindi parametri diversi di tempo e spazio. Nicolas de Oliveira, Nicola Oxley, Michel Petry e Michel Archer hanno scritto un'analisi del fenomeno nella sua globalità, "Installation, l'art en situation". Gli autori individuano un denominatore comune delle installazioni, per sintetizzarne le caratteristiche più salienti nella 'teatralità' o "carnaval", secondo la definizione della filosofa Julia Kristeva: "C'est un spectacle, mais sans la scène; un jeu, mais aussi une entreprise quotidienne; un signifiant, mais aussi un signifié... La scène du carnaval, où il n'y a pas de scène, pas de "théatre", est à la fois scène et vie, jeu et rêve, discours et spectacle" (è uno spettacolo ma senza la scena; un gioco, ma anche un’impresa quotidiana; un significante ma anche un significato… La scena del carnevale, dove non c’è scena né teatro è allo stesso tempo scena e vita, gioco e sogno, discorso e spettacolo).

Si possono individuare nelle installazioni alcune grandi classi tipologiche: quelle che riguardano un luogo – come gli impacchettamenti di Christo Javacheff –, quelle che utilizzano i media – la video-art di Wolf Vostel –, quelle che si collocano in spazi predisposti, musei, gallerie, locali pubblici – le opere di Barbara Bloom –, quelle che si identificano come vere e proprie architetture – gli igloo di Mario Merz –, quelle che si possono definire land art, operazioni sul territorio – i lavori di Walter De Maria, Robert Smithson, Richard Long, tra gli altri –, con larghi margini di contaminazione tra le varie forme classificate.

Il “Roomscape” ideato da Ron Gilad. Concepita come un "teatro dell'assurdo", l'installazione gioca con la percezione e suggerisce un'idea aperta di spazio e oggetti. Foto di Jeff Burton, tratta da Molteni Mondo, Rizzoli NY, 2024.
Il “Roomscape” ideato da Ron Gilad. Concepita come un "teatro dell'assurdo", l'installazione gioca con la percezione e suggerisce un'idea aperta di spazio e oggetti. Foto di Jeff Burton, tratta da Molteni Mondo, Rizzoli NY, 2024.



Le installazioni di Vincent Van Duysen e Ron Gilad sono un caso di contaminazione: riguardano un luogo e sono vere e proprie architetture. Vincent Van Duysen immagina una serra-giungla, avvolta nell’atmosfera sospesa e liquida del tropico, e immersa nel verde, per sottolineare la connessione tra interno ed esterno, architettura e natura, dove ambientare alcuni pezzi della collezione Outdoor. Ron Gilad immagina una stanza mentale, un teatro dell’assurdo popolato da strane creature fuori scala, in una stanza bianca che gioca con le ombre e le luci: oggetti d’arte da lui realizzati per una mostra a Tel Aviv, pezzi in catalogo disegnati per Molteni&C, un modello stampato in 3D che ritrae Ron Gilad stesso e sorregge una sedia Teatro di Luca Meda e Aldo Rossi. E un testo qui riportato che racconta la sua “escape room”.

Mind-strolling
Through an allusion
OBJECTivity dissolves
Minds free to expire.


The space was conceived as an anecdote about the fine line between the logical and the absurd. Like floating in a stream of consciousness, reality shifts between states of mind: at times anchored in the known and familiar and at others drifting to the unknown.

At first glance the space seems to be comprised of familiar architectural ingredients – walls, floor, ceiling, door, window and light, all becoming the stage for Molteni Mondo. This internal world is composed of both functional and abstract fragments that include a chair, a daybed, a side table that converse with a selection of art pieces*.

But what one sees is not necessarily what one gets: The front wall and entrance door are no more than an outlined facade. The window, the reflection pool and the abstract vegetation are two-dimensional illustrations made of color, the colonnade is transformed into a pedestal and the secret 'stairway to heaven' is leading to nowhere...

This "Theatre of the Absurd" plays with our perception of reality and suggests an open-end idea of space and objects.

*all art pieces were produced by Molteni for the occasion of Ron Gilad's solo exhibition at the Tel Aviv Museum of Art in 2013.

Main Image: Presentazione dei “Roomscapes” pensati Vincent Van Duysen e Ron Gilad. Foto di Jeff Burton, tratta da Molteni Mondo, Rizzoli NY, 2024.

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