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Gli ingredienti ci sono tutti, da sempre. Il colore, rosso. Il sapore, indefinibile, un’alchimia segreta a base di erbe amaricanti, piante aromatiche e frutta. Se è liscio è pastoso morbido e armonico in bocca, se è frizzante è uno sfriccichio irresistibile tra le papille gustative.
La comunicazione è arte con Marcello Dudovich, Leonetto Cappiello, Adolfo Magrini, Ugo Mochi, e Marcello Depero che porterà il Futurismo e l’arte urbana alla Campari con immagini leggendarie. Ma soprattutto sarà lui a creare la bottiglia/corpo del Campari Soda. Una meraviglia quel cono rovesciato, col vetro spesso e il marchio in rilievo, una scultura pensata per essere toccata prima che guardata e poi bevuta. Realizzata dalle vetrerie Bordoni, segnerà la storia del design italiano e della produzione di alcolici.
Ergonomica ante litteram, già tenerla in mano è un piacere, con quel tappo a corona che promette di aprire chissà quali passioni. La passione appunto, la Red Passion.
Un fil rouge al femminile fatto di seduzione, piedi nudi, corpi languidi che diventano liquidi e sinuosi, donne fatali che ammiccano ad amori diversi (?) e perversi. Con la comunicazione Campari ha anticipato i gusti, ha colto tendenze, desideri e stili di vita, e continua inesorabile a costruire icone e rappresentazione. Diritto al cuore con l’enigmatica Salma Hayek in atmosfere da Mulholland Drive, glamour italiano con Martina Colombari, colte dagli obiettivi raffinati di Mario Testino e Giovanni Gastel.
Calendari manifesti spot raccontano questo alfabeto amoroso con luoghi sospesi, metropolitani, cinematografici, e citazioni di immaginari che saltellano dall’onirico al bar sottocasa. Tutto prepara a un piacere infinito: il ghiaccio e l’arancia, il velo di zucchero sul bordo del bicchiere e il selz, le giornate assolate e le notti profonde. Sempre gli opposti in un Campari, caldo e freddo, dolce e aspro, frizzante e fermo, quello che è e quello che sembra. Nel 2010 Campari compie i suoi primi 150 anni. L’intuizione di Gaspare Campari, liquorista di Cassolnovo, è divenuta un gruppo leader mondiale del beverage, con eccellenti strategie industriali e di comunicazione, un marchio riconosciuto, un pezzo di storia del costume e del made in Italy
Il sito industriale è lo stesso, quello dove la società ha costruito la sua storia a partire dal 1904. Il nuovo headquarter Campari, affidato a Mario Botta, è un segno monumentale che si alza per 38 metri sulla piccola facciata liberty che resta come traccia e testimonianza del patrimonio archeologico industriale italiano.
Un imponente blocco in mattoni, una citazione colta della tradizione legata agli opifici industriali classici, caratterizza questo articolato e versatile edificio che accoglierà le molte funzioni di un gruppo divenuto leader mondiale. Un segno monumentale e iconico, rigoroso e geometrico che si configura come una grande porta intergrata nel continuum urbano.
L’essenzialità del progetto architettonico si ritrova nell’organizzazione degli spazi e nella sobrietà degli interni, che rivelano soluzioni innovative adeguate alle nuove modalità di lavoro. Un complesso che ospita 200 postazioni a spazio aperto, 120 uffici direzionali, 38 tavoli per sale riunioni, 150 armadi per zone di archiviazione, 2300 metri quadrati di pareti vetrate e 3800 metri quadrati di pannellature di rivestimento murale.
Tutti gli ambienti utilizzano la Parete A.P. design Andrée Putman, che si rivela essenziale fattore di fluidità trasparenza e complementarietà degli spazi pur nelle necessarie separazioni funzionali. Sono elementi di partizione a tutta altezza con struttura in profilati di alluminio anodizzato lucido e pannellature continue in doppio vetro; porte a battente a tutta altezza in cristallo, con maniglie e serrature di sicurezza. Le pareti, dotate di specifici elementi di fissaggio a pavimento e soffitto, integrano gli armadi ad ante scorrevoli predisposti in sezioni utilizzabili dalla stessa parte o su entrambi i lati. Per completare la miglior coerenza formale e funzionale, gli ambienti utilizzano un solo sistema di arredo: le scrivanie singole, le postazioni operative aggregate e i tavoli riunione sono realizzati con tavoli Naòs System, design Cerri&Associati, costituito da struttura portante in alluminio anodizzato lucido e piano in cristallo retroverniciato bianco con accesso diretto alla canalizzazione sottopiano con sportelli centrali; pannelli di schermatura in vetrocamera acidato, attrezzati con mensole, completano la dotazione delle postazioni a spazio aperto. Ogni piano è costituito da una spina centrale di servizio che ingloba le zone di archiviazione, le aree di accesso ai vani scala, le zone di sbarco ascensori e gli ingressi ai servizi. Il rivestimento di ogni blocco, e degli elementi che lo compongono, è realizzato su disegno.
Cultura del progetto, cultura della produzione. Industria e laboratorio. Questa è Unifor, che dal 1969 sviluppa e realizza sistemi per l’ufficio contemporaneo. Prodotto, architettura, grafica, allestimento, comunicazione coordinata. Unifor È anche questo. Ma soprattutto qualità della produzione in serie e innovazione nelle forniture speciali eseguite su disegno. Sartoria industriale. Non a caso sono i grandi architetti a cercarla: da Jean Nouvel per la Fondation Cartier di Parigi a Renzo Piano per la nuova sede del New York Times.
UNIFOR
Scopri la storia di Villa Planchart a Caracas, Venezuela, mentre celebriamo il Compasso d’Oro alla Carriera al Prodotto per la poltrona D.154.2 di Gio Ponti.
Le cucine sono spazi quotidiani che esistono per soddisfare un obiettivo funzionale immediato. Quando ben progettate, sono estremamente funzionali alla comoda preparazione dei cibi.
Nel centro di Milano, a pochi passi dal Duomo, si trova Villa Necchi Campiglio, progettata da Piero Portaluppi (1888-1967) per la famiglia Necchi Campiglio tra il 1932 e il 1935.
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